O, un groviglio di corpi totale e selvaggio
La prima volta che ho sentito la mia mano dentro a una persona ho pensato che non sarei più stata la stessa, che la mia prospettiva sulla vita era cambiata radicalmente.
É stata, e ancora è, una esperienza che coinvolge tutto il mio corpo. Contrariamente a quello che ci si potrebbe aspettare, fistare è un’esperienza estremamente fisica anche per chi fista, non solo per chi riceve. Non è solo sentire il cuore di una persona battergli da dentro, sentire il calore, la pressione sulle mie dita, sentirmi così totalmente n controllo dell’altra persona, così connessi l’un l’altra. È anche la fiducia che mi sa venendo messa, letteralmente, nelle mie mani.
Sentire il cuore di una persona che batte da dentro

La prima volta che ho sentito la mia mano dentro a una persona ho pensato che non sarei più stata la stessa, che la mia prospettiva sulla vita era cambiata radicalmente.
É stata, e ancora è, una esperienza che coinvolge tutto il mio corpo. Contrariamente a quello che ci si potrebbe aspettare, fistare è un’esperienza estremamente fisica anche per chi fista, non solo per chi riceve. Non è solo sentire il cuore di una persona battergli da dentro, sentire il calore, la pressione sulle mie dita, sentirmi così totalmente n controllo dell’altra persona, così connessi l’un l’altra. È anche la fiducia che mi sa venendo messa, letteralmente, nelle mie mani.

La sensazione del cuore di una persona che batte da dentro
Sentire il cuore di una persona battere da dentro
Il fisting è uno di quei kink fondamentalmente viscerali. È innegabilmente fisico, e spesso considerata una forma estrema di sessione, e inevitabilmente si porta dietro parecchi preconcetti, che spesso scoraggiano dall’avvicinarsi al piacere che potrebbero provare ad essere fistati da una Mistress.

La prima cosa da tenere a mente è che il viaggio è l’esperienza. Uno dei miei fedeli sub italiani, L., non aveva mai avuto un dito dentro quando abbiamo iniziato, e ricordo chiaramente quanto stretto mi fosse parso, anche per essere un novizio. Adesso che sono anni che ci siamo incamminati nel percorso di sua totale sottomissione, si allena in mia assenza, presentandomi i resoconti di come procede, e fistarlo sarà una pietra miliare nel suo percorso di sottomissione, del suo dimostrarmi la sua obbedienza. Risponde spesso alle mie richieste con un semplice “Sono tua proprietà.” E lo è.
Alle volte ho una sola, selvaggia, esperienza di fisting con una persona, e anche se non la incontrerò mai più, quel momento di completo aggrovigliamento tra i nostri corpi rimarà con me per sempre.

La prima cosa da tenere a mente è che il viaggio è l’esperienza. Uno dei miei fedeli sub italiani, L., non aveva mai avuto un dito dentro quando abbiamo iniziato, e ricordo chiaramente quanto stretto mi fosse parso, anche per essere un novizio. Adesso che sono anni che ci siamo incamminati nel percorso di sua totale sottomissione, si allena in mia assenza, presentandomi i resoconti di come procede, e fistarlo sarà una pietra miliare nel suo percorso di sottomissione, del suo dimostrarmi la sua obbedienza. Risponde spesso alle mie richieste con un semplice “Sono tua proprietà.” E lo è.
Alle volte ho una sola, selvaggia, esperienza di fisting con una persona, e anche se non la incontrerò mai più, quel momento di completo aggrovigliamento tra i nostri corpi rimarà con me per sempre.
Il dolore non dovrebbe far parte dell’equazione, punto. Approfondirò il tema quando racconterò delle mie esperienze con lo strapon e il pegging, ma spesso scopro che le persone sono sorprese dall’assenza di dolore quando fanno anal play con me. Non dovrebbe esserci dolore.
Tra le nostre sessioni, A. è riuscito a ad arrivare al fisting da solo con una bottiglietta di Fanta, e le risate al leggere il suo messaggio per dirmi che era riuscito “credo che sia venuta anche la bottiglietta”. E quando poi lo abbiamo fatto insieme, quella totale sensazione di appartenenza, come un’ondata sui nostri corpi.


Il dolore non dovrebbe far parte dell’equazione, punto. Approfondirò il tema quando racconterò delle mie esperienze con lo strapon e il pegging, ma spesso scopro che le persone sono sorprese dall’assenza di dolore quando fanno anal play con me. Non dovrebbe esserci dolore.
Tra le nostre sessioni, A. è riuscito a ad arrivare al fisting da solo con una bottiglietta di Fanta, e le risate al leggere il suo messaggio per dirmi che era riuscito “credo che sia venuta anche la bottiglietta”. E quando poi lo abbiamo fatto insieme, quella totale sensazione di appartenenza, come un’ondata sui nostri corpi.

L’elemento visivo, esporre quello che dovrebbe rimanere nascosto, ed è adesso di fronte ai miei occhi. Probbailmente il primo passo nell’intero gioco dell’anal play. Vedere dove non vedrei poter guardare, dove non dovrebbe esser mostrato. I diversi sapori del tabù, della vergogna, dell’umiliazione, di ricevere in regalo uno dei segreti più privati. E poi l’allargare, lo spazio buio, l’aprire. Ho un paziente, G., che controllo con uno speculum e una lampada per le visite mediche per monitorare le sue reazioni fisiche al mio tocco, esplorandolo e spingendolo al limite. Ogni volta mi sento ridacchiare dentro, al prender parte di una versione sporca ma sempre giocosa, del gioco del dottore. Dice che alle volte mentre lo fisto, tutto il viso mi si illumina.
E mentre procediamo, alle volte prendiamo un approccio analitico: teniamo traccia di quante dita ho inserito, sperimentiamo con le posizioni, con i gesti. Questo approccio minuzioso si accompagna molto bene all’umiliazione verbale, di cui ho scritto qui.
Anche se spesso mi piace perdermi nel momento, ho pensato spesso a come mettere in parole il caleidoscopio di sensazione che mi dà il fisting.
Alle volte è sentire il battito del corpo dell’altra persona, come se il loro cuore fosse fisicamente tra le mie mani. O il calore, e i diversi punti di pressione sulle dita mentre distendo e penetro lentamente, finchè la mia mano non è completamente dentro, e la mia mente si ubriaca di quella travolgente miscela di sensazioni e stimoli mentali. Adesso ho completo potere su di una persona, non avrei potuto legarla con corde più strette che l’essere dentro di lei con la mia intera mano.

Anche se spesso mi piace perdermi nel momento, ho pensato spesso a come mettere in parole il caleidoscopio di sensazione che mi dà il fisting.
Alle volte è sentire il battito del corpo dell’altra persona, come se il loro cuore fosse fisicamente tra le mie mani. O il calore, e i diversi punti di pressione sulle dita mentre distendo e penetro lentamente, finchè la mia mano non è completamente dentro, e la mia mente si ubriaca di quella travolgente miscela di sensazioni e stimoli mentali. Adesso ho completo potere su di una persona, non avrei potuto legarla con corde più strette che l’essere dentro di lei con la mia intera mano.

L’elemento visivo, esporre quello che dovrebbe rimanere nascosto, ed è adesso di fronte ai miei occhi. Probbailmente il primo passo nell’intero gioco dell’anal play. Vedere dove non vedrei poter guardare, dove non dovrebbe esser mostrato. I diversi sapori del tabù, della vergogna, dell’umiliazione, di ricevere in regalo uno dei segreti più privati. E poi l’allargare, lo spazio buio, l’aprire.

L’elemento visivo, esporre quello che dovrebbe rimanere nascosto, ed è adesso di fronte ai miei occhi. Probbailmente il primo passo nell’intero gioco dell’anal play. Vedere dove non vedrei poter guardare, dove non dovrebbe esser mostrato. I diversi sapori del tabù, della vergogna, dell’umiliazione, di ricevere in regalo uno dei segreti più privati. E poi l’allargare, lo spazio buio, l’aprire.

Ho un paziente, G., che controllo con uno speculum e una lampada per le visite mediche per monitorare le sue reazioni fisiche al mio tocco, esplorandolo e spingendolo al limite. Ogni volta mi sento ridacchiare dentro, al prender parte di una versione sporca ma sempre giocosa, del gioco del dottore. Dice che alle volte mentre lo fisto, tutto il viso mi si illumina.
E mentre procediamo, alle volte prendiamo un approccio analitico: teniamo traccia di quante dita ho inserito, sperimentiamo con le posizioni, con i gesti. Questo approccio minuzioso si accompagna molto bene all’umiliazione verbale, di cui ho scritto qui.

Ho un paziente, G., che controllo con uno speculum e una lampada per le visite mediche per monitorare le sue reazioni fisiche al mio tocco, esplorandolo e spingendolo al limite. Ogni volta mi sento ridacchiare dentro, al prender parte di una versione sporca ma sempre giocosa, del gioco del dottore. Dice che alle volte mentre lo fisto, tutto il viso mi si illumina.
E mentre procediamo, alle volte prendiamo un approccio analitico: teniamo traccia di quante dita ho inserito, sperimentiamo con le posizioni, con i gesti. Questo approccio minuzioso si accompagna molto bene all’umiliazione verbale, di cui ho scritto qui.

C’è un tipo di euforia speciale nel sapere che questo è il mio lavoro. Quanto è assurdo, quanto è meraviglioso, poter correre dietro ad Alice mentre la stanza diventa uno spazio che esiste solo per le nostre fantasie e le nostre esplorazioni, distaccata dal mondo reale.
Tutte le persone menzionate hanno dato il loro consenso alla condivisione delle nostre esperienza in questa modalità.

C’è un tipo di euforia speciale nel sapere che questo è il mio lavoro. Quanto è assurdo, quanto è meraviglioso, poter correre dietro ad Alice mentre la stanza diventa uno spazio che esiste solo per le nostre fantasie e le nostre esplorazioni, distaccata dal mondo reale.
Tutte le persone menzionate hanno dato il loro consenso alla condivisione delle nostre esperienza in questa modalità.